giovedì 4 ottobre 2012

IRIS compie 10 anni




Ogni tanto mi chiedo come facciano gli altri. Possibile che per tutti sia così? Le mie giornate sono una corsa continua a rincorrere i doveri e, raramente, i piaceri. Anche oggi corro ma mi consola sapere che lo sto facendo per trascorrere un fine settimana più interessante degli altri. Butto troppi abiti in valigia perché ancora non ho deciso come vestirmi. Mi sarà più chiaro tra qualche ora. Cucino qualcosa al volo e mangio assieme a mia figlia prima di accompagnarla dal suo papà, la grande li raggiungerà al rientro da scuola. La guardo e mi accorgo che sta sbocciando, anche se, nell’animo, è ancora una grande bambina. Fa tenerezza. Sarà ossitocina?
Il treno questa volta è pulito, è uno di quelli nuovi ma è solo un caso, mi è andata bene. Mi siedo all’ultimo posto, mi sistemo in modo da non dover parlare con nessuno, ho bisogno di starmene in silenzio. Faccio il punto della situazione, ho preso tutto? Rispondo a qualche sms ma il cellulare è quasi scarico e le prese del treno non funzionano…si, ora si che lo riconosco, è proprio un treno interregionale…meglio risparmiare energia per dopo, ne avrò bisogno. Dormiamoci sopra.
Arrivo in stazione con qualche minuto di ritardo e non è semplice capire come raggiungere la collega che mi ospiterà. È bella questa parte del viaggio, quella che ti permette di condividere con qualcun altro la tua fatica, un piacere che i navigatori satellitari ci stanno troppo spesso togliendo. Salgo finalmente sulla metro e avviso con un sms Francesca che sto per arrivare.
Mi sta aspettando seduta sui gradini di un palazzo ed è bellissima nella freschezza dei suoi 20 anni. Passiamo da casa a lasciare la valigia e ripartiamo subito dopo. Arriviamo a Villa Pallavicini con qualche minuto di ritardo. Il locale vicino al naviglio non è troppo grande e si vede, nell’allestimento, il tocco di Domò. Sono contenta di essere qui perché mi sento normale tra questa gente, non devo combattere con quel continuo senso di inadeguatezza che così spesso mi sento addosso quando vado al lavoro. “Devi cercare di non farti sopraffare” mi scrive un’amica, “più che mai in questo momento abbiamo bisogno di persone in grado di significare resistenza e libertà, in grado di segnare una via differente, di farsi notare, non annientare... con pazienza...”. Quante volte ho già riletto queste parole? Resistere…ma la resistenza mi sembra impossibile. Forse la resilienza, questa sì mi sembra più praticabile. Immaginarsi come un salice in mezzo alla piena del fiume restituisce una possibilità più concreta di farcela, le piene non durano in eterno e i salici hanno la giusta struttura per stare li, inamovibili, per tutto il tempo necessario.
Un futuro in 3D, ci suggerisce Grazia Colombo. Questa nuova dimensione che è prima di tutto una nuova dimensione dell’apprendimento, un bisogno di superare i limiti della disciplina ostetrica nella consapevolezza che l’assistenza alle persone non può prescindere dalla cultura. Ecco perché apprezzo il lavoro di IRIS. Si continua con Giuliana Musso e Nicoletta Oscuro che mettono in scena un assaggio di “Medea”, lo spettacolo che stanno cercando di produrre. Poi i racconti che Sonia Richardson ha condiviso su questo nostro gruppo…e ancora mi stupisco di quanto bisogno abbiamo di raccontare, raccontare e raccontare ancora la nascita. Dovremmo esserne nauseati mentre non possiamo farne a meno. Infine la drammatizzazione delle riflessioni dei partecipanti sulle parole “Congiungere, cambiare, futuro”…quanta ricchezza, servita così, semplicemente, tra un salatino, un dolce e un brindisi, in compagnia di persone che mi hanno inconsapevolmente cambiato la vita…Pietro, Serena, Vittorio, Giovanna, Anita…

Un caffè con il coinquilino di Francesca, qualche ora di sonno e poi si riparte per il secondo tempo. Arriviamo con il doveroso ritardo della domenica mattina, Claudia Piccardo sta già esponendo le slides. Penso: “Non ho mica capito bene di cosa parleremo…” ma mi fido. Sto nel fluire del tempo e scopro in fretta un’altra sorpresa: la “Terza formazione”, il vero regalo di questo fine settimana. Era un’intuizione, anzi no, un bisogno al quale non sapevo dare voce. Dovevo arrivare fin qui, incontrare Claudia e, attraverso lei conoscere il pensiero di Giampiero Quaglino e degli altri innumerevoli autori ed artisti che hanno dato il loro contributo nel definire l’importanza della riflessione su di sé attraverso l’arte come momento di crescita professionale. È come arrivare alla vetta dopo una lunga scalata, mi posso sedere un attimo per assaporare questo senso di chiarezza, di perfezione, di ordine. Ogni pensiero, ogni sensazione ha una sua collocazione ora…e mi chiedo come sia stato possibile non averlo compreso prima.
È il momento dei saluti, ci lasciamo con l’impegno a sostenere il lavoro di Giuliana Musso che, con la sua “Medea”, diventa la nostra formatrice preferita! Rientro a casa. Un altro treno e dell’altro tempo per il pensiero. Penso alle madri dell’Associazione “Nascere Insieme” e penso che, inconsapevolmente, stavamo già andando nella direzione segnata: il nostro progetto “Nati per amore” non è altro che terza formazione dedicata ai piccoli! Avevamo pensato ad un cineforum e stavamo maturando l’idea di “serate filosofiche” che ci permettessero di fermarci a riflettere sulle domande che stanno dentro alla nascita. Sarà complicato ed entusiasmante…e mi ritrovo a pensare che senza queste madri sarei professionalmente morta. Sono la mia ispirazione, il mio nutrimento, la mia vita professionale.
lauracast

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