sabato 9 dicembre 2017

A Montecitorio per fare luce sul fenomeno della Violenza Ostetrica


Read the English version by Nancy Greenfield

In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre 2017,  la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha aperto l'Aula di Montecitorio unicamente alle donne per un incontro che ha visto oltre 1400 persone unite a testimoniare i molteplici volti della violenza di genere e l’impegno di molte di loro nel contrastarla. #InQuantoDonna era il titolo dell’iniziativa e ciascuna delle presenti era lì proprio come tale, a dare voce a tutte le donne, in un simbolico collegamento tutto al femminile tra la sede del Parlamento italiano e la società che esso rappresenta e accompagna. Con il tramite della ginecologa Antonella Monastra e di Monica Garraffa, una madre attivista impegnata nel sostegno all’allattamento, supportate dall’organizzazione logistica di Michela Cericco e dell’Associazione “La Goccia Magica”, è stata invitata anche una delegazione di 33 donne rappresentativa di tutte le Regioni italiane, a dare voce al tema della violenza ostetrica, un fenomeno che riguarda l’assistenza e i trattamenti inappropriati e irrispettosi della dignità e integrità psico-fisica in gravidanza, parto, post parto, allattamento e aborto, già riconosciuta dalle leggi del Venezuela e dell’Argentina. Contrari alle evidenze scientifiche e alle migliori pratiche, questi trattamenti spesso si trasformano in ricordi dolorosi, traumi, rifiuto di avere altri figli e nella sfiducia nei confronti del sistema sanitario. Due donne della nostra provincia nonché socie della nostra Associazione, la sociopedagogista Chiara Colombo e l’ostetrica Laura Castellarin, sono state invitate in rappresentanza del Piemonte.

È molto difficile anche solo pensare all’unione di due parole così diverse: “violenza” e “ostetrica”. È difficile per i genitori pensare che il momento più bello della loro vita possa essere accompagnato da ricordi poco piacevoli ed è difficile anche per i sanitari accettare l’idea di essere la causa involontaria di una sofferenza che può lasciare il segno per decenni, spesso proprio perché non riconosciuta e rielaborata. Il fenomeno è così diffuso nel mondo da avere spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a pubblicare una dichiarazione sull’argomento. In questo documento si pone in evidenza l’assenza di dati che descrivano i contorni del problema e si invitano i governi ad attivare una sorveglianza.

In Italia l’invito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è stato raccolto da tre associazioni di madri che hanno commissionato ad un istituto di statistica un’indagine campionaria che ha delineato le dimensioni del fenomeno nel nostro Paese: il 21% delle donne (1 su 5) dichiara di avere subìto qualche forma di abuso, il 6% del totale delle intervistate ha riferito di non aver più voluto altri figli in conseguenza dell’esperienza vissuta al primo parto, 1 su 2 dichiara di avere subìto un’episiotomia che, in oltre la metà dei casi, è stata effettuata senza il consenso, 1 su 5 ha subìto violazioni della riservatezza e quasi un terzo delle donne riferisce mancanza di sostegno all’allattamento. I dati danno forma alle denunce di un grande numero di madri, pubblicate anonimamente (ma tutte riconducibili a persone reali) a partire dall'anno 2016 all'interno della campagna #BastaTacere.

La decisione di aprire l’aula di Montecitorio anche alle testimoni della violenza ostetrica è un atto significativo. Troppo spesso, sulla violenza di genere, si pongono distinguo, si fanno classificazioni di gravità, si avanzano dubbi sulla buonafede e l’attendibilità delle donne che segnalano. Ma la violenza nei confronti delle donne non va classificata con un ordine di gravità, va invece contrastata in ogni sua forma, dando voce ed ascolto a chiunque dichiari di esserne stata vittima. Ciò risulta particolarmente vero quando la persona si trova in una posizione di vulnerabilità, come accade nel periodo perinatale. A Montecitorio è stata più volte sottolineata l’importanza e la responsabilità delle istituzioni nel creare strumenti e nel produrre cultura per contrastare la violenza. È necessario avviare una riflessione istituzionale sulla qualità dell’assistenza offerta su tutto il percorso nascita che consenta alle donne di potersi fiduciosamente affidare al servizio pubblico.

La nostra Associazione sta costantemente cercando modi per interagire con le istituzioni. Nella nostra Provincia esiste già un serio lavoro di riflessione sulle pratiche di assistenza da parte del Dipartimento Matrno Infantile. In prima battuta c’è stata l’adesione ai protocolli OMS-UNICEF per l’avvio dello standard “Ospedale Amico dei Bambini” che ha migliorato la prevalenza e la durata dell’allattamento materno in tutte le fasce di popolazione (neonati a termine, pretermine, stranieri, portatori di handicap) e ha permesso di introdurre pratiche di maggior rispetto della nascita in sala parto come il pelle a pelle immediato e prolungato anche sui cesarei, il clampaggio differito del cordone ombelicale, l’eliminazione di pratiche irrispettose e ingiustificate come l’aspirazione gastrica di routine; in un secondo momento si è iniziata una riflessione sulle modalità assistenziali al parto promossa dall’UNICEF con il nome di “Cure Amiche della Madre” che ha permesso di vedere ridotto il numero di episiotomie,  aumentato il numero di parti “attivi” nel corso dei quali la donna ha la possibilità di alimentarsi, muoversi e partorire in posizioni libere, consentito l’ingresso di una persona di accompagnamento durante i cesarei; infine è stata approvata la “Carta dei servizi per il parto” redatta con il contributo della nostraAssociazione, che amplia ulteriormente le garanzie assistenziali nei due presìdi dell’ASL VCO e descrive la cornice nella quale si svilupperà il progetto di accompagnamento continuativo “one to one" che sta muovendo i primi passi in questi mesi e ha l’obiettivo di affiancare ad ogni donna, un’ostetrica presente su tutto il percorso nascita, parto e puerperio compresi. Una menzione va fatta anche per il diritto all’interruzione di gravidanza che è facilmente accessibile, garantita con ogni metodo legale e in qualsiasi età gestazionale prevista dalla legislazione vigente.

Le madri volontarie dei gruppi di sostegno, affiancate da ostetriche che garantiscono il passaggio di informazioni corrette sul percorso nascita, da tempo testimoni involontarie dei segni profondi che lascia la violenza ostetrica, rinnovano il loro impegno di collaborazione con le istituzioni nella consapevolezza della necessità di essere uniti per il raggiungimento del bene comune: la protezione della salute primale.

Chiara Colombo
Pedagogista, Dottore di Ricerca in Sociologia

Laura Castellarin
Ostetrica, membro del gruppo “Prevenzione e Contrasto della Violenza di Genere, Sostegno delle Donne Vittime di Violenza di Genere e ai loro Figli” della Regione Piemonte.

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#NoViolenzaOstetrica
#BastaTacere
#RosesRevolution
#BreakTheSilence
#StopObstetricViolence