Quando l’abbiamo chiamata ha risposto subito e dal primo
istante ho sperato e lottato affinché questa volta le cose andassero
diversamente. Il cesareo per la nascita di Davide mi ha toccato nel profondo:
non me lo aspettavo, non lo volevo. E’ una macchia di cui mi vergogno. Avevo
bisogno di medicare la mia ferita e la nascita di Bianca me ne ha dato l’opportunità.
Ho cominciato ad informarmi sulle possibilità di un parto
vaginale dopo cesareo pochissimo tempo dopo la nascita di Davide: questa
possibilità mi ha dato il coraggio per pensare ad una nuova gravidanza.
Questa seconda volta è stato tutto più consapevole, mi sono
goduta la gravidanza, sono stata felice e in forma, ho lavorato tanto. Ho
iniziato subito il percorso di programmazione della nuova nascita che mi ha
portato a trovare le meravigliose donne che mi hanno aiutato e sostenuto nel
realizzare il mio sogno: le ostetriche e le amiche di Nascere Insieme. Ho
trascorso i primi mesi a cercare un modo per partorire naturalmente, ho
visitato qualche struttura, parlato con un po’ di ostetriche, ma non ho trovato
la mia strada: sul territorio non ci sono valide organizzazioni di supporto,
poche le ostetriche libere professioniste e nessuna disponibile per un VBAC,
tantomeno fuori dall’ospedale. Ma in ospedale non ci volevo più andare. Così il
destino e un’ottima consigliera mi hanno portato nel cuore del Piemonte a
trovare quel che cercavo e da lì è iniziata l’avventura che ho tenuta nascosta
ad amici, genitori e parenti, praticamente tutti.
Durante la gravidanza ci siamo incontrati più volte,
qualche volta da loro, qualche volta da noi, ci siamo conosciuti; già dopo il
primo incontro anche Stefano era completamente convinto.
Il 14 giugno 2012 Bianca è nata nella nostra casa ad
Arizzano, il cuore della nostra famiglia, accompagnata dai nostri angeli
custodi che hanno saputo vegliare su di noi con discrezione e tanta, infinita,
pazienza. Le ostetriche sono state vigili e presenti durante tutto il primo
estenuante giorno di contrazioni, niente visite inutili, niente monitoraggio
continuo, solo tanta umanità e poche sagge parole: “la tua bambina sa quello
che deve fare e anche tu, vedrai. Ora puoi solo fidarti. Questa è ancora
preparazione, il momento arriverà, abbi pazienza”. E così è stato: al termine del
secondo giorno, dopo essere riuscita a riposare un po’ tra contrazioni sempre
più rade, dopo una cena ristoratrice riscaldata dalla presenza di un’ amica
preziosa, quando ormai pensavo che un altro cesareo fosse vicino, appena mi
sono messa a letto le contrazioni si sono fatte più pressanti, mi sono alzata
in piedi, ho perso le acque e di lì a poco il premito. Stefano ha telefonato
alle ostetriche che si sono messe in viaggio. Io e lui abbiamo preparato di
nuovo la stanza. Poi ho iniziato a perdere sangue: la famosa rottura d ’ utero
che tutti paventano, abbiamo pensato; le ostetriche ci hanno rassicurato e ci
siamo fidati, ancora una volta: la vasca era pronta, mi sono immersa e presto
ho cominciato a spingere. Nel frattempo le ostetriche sono arrivate e dopo
poche ore, nel cuore della notte, è arrivata Bianca. E’ nata nella nostra
camera da letto, la stessa dove è stata concepita, nel buio di una notte quasi
estiva, sostenuti da professioniste attente e discrete.
La prima immagine che mi torna alla mente sono i capelli
della mia piccola che fluttuano nell’acqua, nell’ istante in cui apre gli occhi
per la prima volta, ancora sott’ acqua, ancora prima di respirare, ancora in
quegli istanti di limbo prima della vita extrauterina. Non sono felice, non sono
stanca, sono tutta meraviglia e nei minuti, forse solo secondi, che seguono
sono solo un’ osservatrice, non sono in grado di pensare nulla: guardo e
ascolto ogni cosa cercando di fissare nella memoria il più possibile. Sono
ancora nella piscinetta, ho la piccola in braccio, il cordone ancora attaccato
e la sensazione di freddo mi fa uscire dalla trance. Mi sostengono per uscire
dall’ acqua e sdraiarmi sul letto, sempre con la piccola in braccio che intanto
ha iniziato a conoscere il mondo attraverso il mio seno, ma sto bene, sarei
riuscita ad uscire anche senza aiuto forse. Seguono un po’ di riposo, mentre le
ostetriche, api operose, svuotano e rimuovono la piscina; il secondamento di
una placenta integra e perfetta che esce da sola appena mi metto in ginocchio;
i punti; un’ allegra spaghettata ormai mattutina e poi tutti fuori per lasciare
me e Stefano a meravigliarci del frutto del nostro amore.
E ’ stato tutto molto intenso, ma non concitato, ho visto
tutto, ho sentito tutto e Stefano ha potuto partorire con me. Nessuno mi ha
forzato a fare nulla, nessuno mi ha detto come spingere, né quando, in che
posizione stare, la natura ha fatto il suo corso, non mi sono mai sentita in
imbarazzo, ho mangiato, ho bevuto, non ho mai visto nemmeno un medicinale, nessuno
mi ha inserito un catetere venoso “preventivo” , nessuno mi ha visitata ogni
ora per valutare la progressione del travaglio: loro sapevano senza bisogno di
vedere e io sono andata nella direzione in cui era naturale che andassi.
Poche ore di riposo e ci siamo rimessi in moto, nel
frattempo le ostetriche avevano sistemato tutto e addirittura fatto partire una
lavatrice. Mi sono alzata e sistemata e abbiamo chiamato familiari e qualche
amico. Nel pomeriggio sono arrivati i nostri genitori con Davide che ha accolto
la sorellina con entusiasmo e affetto.
Nei giorni successivi è stata tutta una festa: parenti e
amici sono venuti a farci visita, con discrezione, e mentre al piano inferiore
Stefano intratteneva tutti, si occupava che ci fosse cibo a sufficienza e si
prendeva cura di Davide, al piano superiore io e le ostetriche ci prendevamo
cura della piccola Bianca e di me stessa. La pratica del Lotus per le prime 48
ore ha facilitato che la piccola avesse un contatto esclusivo con me: nessuno
ha osato prenderla in braccio con la placenta ancora attaccata!
Le ostetriche hanno continuato a seguirci quotidianamente
sia telefonicamente che di persona per tutta la prima settimana e poi,
assicuratesi che tutto andava per il meglio sia per me che per la bimba e che
l’allattamento fosse avviato, a malincuore ci siamo salutate…chissà forse ci
sarà un’altra occasione…
Ora tutti si complimentano con me per il coraggio, ma non
mi sento particolarmente coraggiosa: ho solo ascoltato la mia voce interiore
che mi diceva che sarei stata in grado di partorire e non mi sono fatta
confondere da coloro che criticavano l’idea di un parto in casa. E ’ stato
difficile, ho dovuto tenere nascosto tutto anche alla mia famiglia: non avrebbe
capito. Questa per me è stata la parte più difficile, non il travaglio, non il
parto, combattere la disinformazione e i pregiudizi di chi si è sentito in
dovere di darmi consigli non richiesti, di chi mi ha terrorizzato con la
famigerata rottura d ’ utero, un’evenienza comunque rara, il cui rischio è
inferiore a quelli connessi con un taglio cesareo. Le mie ostetriche, loro sì
che sono coraggiose ad offrire a donne come me una strada alternativa e le
ringrazio con tutto il cuore.
Ringrazio Bianca
per avermi dato il coraggio di andare avanti e per avermi insegnato che la
natura fa il suo corso, ringrazio Stefano per l’appoggio incondizionato,
ringrazio Francesca per la fiducia, ringrazio le amiche di Nascere Insieme per
gli sforzi che stanno facendo per diffondere la cultura della consapevolezza e ringrazio
la mia preziosa consigliera, di cui Bianca porta il nome, senza l’aiuto della
quale sarebbe stato sicuramente tutto più difficile.
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