sabato 1 settembre 2012

Io c'ero. La nascita di Bianca Laura


Un anno fa di questi tempi non era neanche un’idea.

Quando l’abbiamo chiamata ha risposto subito e dal primo istante ho sperato e lottato affinché questa volta le cose andassero diversamente. Il cesareo per la nascita di Davide mi ha toccato nel profondo: non me lo aspettavo, non lo volevo. E’ una macchia di cui mi vergogno. Avevo bisogno di medicare la mia ferita e la nascita di Bianca me ne ha dato l’opportunità.


Ho cominciato ad informarmi sulle possibilità di un parto vaginale dopo cesareo pochissimo tempo dopo la nascita di Davide: questa possibilità mi ha dato il coraggio per pensare ad una nuova gravidanza.


Questa seconda volta è stato tutto più consapevole, mi sono goduta la gravidanza, sono stata felice e in forma, ho lavorato tanto. Ho iniziato subito il percorso di programmazione della nuova nascita che mi ha portato a trovare le meravigliose donne che mi hanno aiutato e sostenuto nel realizzare il mio sogno: le ostetriche e le amiche di Nascere Insieme. Ho trascorso i primi mesi a cercare un modo per partorire naturalmente, ho visitato qualche struttura, parlato con un po’ di ostetriche, ma non ho trovato la mia strada: sul territorio non ci sono valide organizzazioni di supporto, poche le ostetriche libere professioniste e nessuna disponibile per un VBAC, tantomeno fuori dall’ospedale. Ma in ospedale non ci volevo più andare. Così il destino e un’ottima consigliera mi hanno portato nel cuore del Piemonte a trovare quel che cercavo e da lì è iniziata l’avventura che ho tenuta nascosta ad amici, genitori e parenti, praticamente tutti.


Durante la gravidanza ci siamo incontrati più volte, qualche volta da loro, qualche volta da noi, ci siamo conosciuti; già dopo il primo incontro anche Stefano era completamente convinto.


Il 14 giugno 2012 Bianca è nata nella nostra casa ad Arizzano, il cuore della nostra famiglia, accompagnata dai nostri angeli custodi che hanno saputo vegliare su di noi con discrezione e tanta, infinita, pazienza. Le ostetriche sono state vigili e presenti durante tutto il primo estenuante giorno di contrazioni, niente visite inutili, niente monitoraggio continuo, solo tanta umanità e poche sagge parole: “la tua bambina sa quello che deve fare e anche tu, vedrai. Ora puoi solo fidarti. Questa è ancora preparazione, il momento arriverà, abbi pazienza”. E così è stato: al termine del secondo giorno, dopo essere riuscita a riposare un po’ tra contrazioni sempre più rade, dopo una cena ristoratrice riscaldata dalla presenza di un’ amica preziosa, quando ormai pensavo che un altro cesareo fosse vicino, appena mi sono messa a letto le contrazioni si sono fatte più pressanti, mi sono alzata in piedi, ho perso le acque e di lì a poco il premito. Stefano ha telefonato alle ostetriche che si sono messe in viaggio. Io e lui abbiamo preparato di nuovo la stanza. Poi ho iniziato a perdere sangue: la famosa rottura d ’ utero che tutti paventano, abbiamo pensato; le ostetriche ci hanno rassicurato e ci siamo fidati, ancora una volta: la vasca era pronta, mi sono immersa e presto ho cominciato a spingere. Nel frattempo le ostetriche sono arrivate e dopo poche ore, nel cuore della notte, è arrivata Bianca. E’ nata nella nostra camera da letto, la stessa dove è stata concepita, nel buio di una notte quasi estiva, sostenuti da professioniste attente e discrete.


La prima immagine che mi torna alla mente sono i capelli della mia piccola che fluttuano nell’acqua, nell’ istante in cui apre gli occhi per la prima volta, ancora sott’ acqua, ancora prima di respirare, ancora in quegli istanti di limbo prima della vita extrauterina. Non sono felice, non sono stanca, sono tutta meraviglia e nei minuti, forse solo secondi, che seguono sono solo un’ osservatrice, non sono in grado di pensare nulla: guardo e ascolto ogni cosa cercando di fissare nella memoria il più possibile. Sono ancora nella piscinetta, ho la piccola in braccio, il cordone ancora attaccato e la sensazione di freddo mi fa uscire dalla trance. Mi sostengono per uscire dall’ acqua e sdraiarmi sul letto, sempre con la piccola in braccio che intanto ha iniziato a conoscere il mondo attraverso il mio seno, ma sto bene, sarei riuscita ad uscire anche senza aiuto forse. Seguono un po’ di riposo, mentre le ostetriche, api operose, svuotano e rimuovono la piscina; il secondamento di una placenta integra e perfetta che esce da sola appena mi metto in ginocchio; i punti; un’ allegra spaghettata ormai mattutina e poi tutti fuori per lasciare me e Stefano a meravigliarci del frutto del nostro amore.


E ’ stato tutto molto intenso, ma non concitato, ho visto tutto, ho sentito tutto e Stefano ha potuto partorire con me. Nessuno mi ha forzato a fare nulla, nessuno mi ha detto come spingere, né quando, in che posizione stare, la natura ha fatto il suo corso, non mi sono mai sentita in imbarazzo, ho mangiato, ho bevuto, non ho mai visto nemmeno un medicinale, nessuno mi ha inserito un catetere venoso “preventivo” , nessuno mi ha visitata ogni ora per valutare la progressione del travaglio: loro sapevano senza bisogno di vedere e io sono andata nella direzione in cui era naturale che andassi.


Poche ore di riposo e ci siamo rimessi in moto, nel frattempo le ostetriche avevano sistemato tutto e addirittura fatto partire una lavatrice. Mi sono alzata e sistemata e abbiamo chiamato familiari e qualche amico. Nel pomeriggio sono arrivati i nostri genitori con Davide che ha accolto la sorellina con entusiasmo e affetto.


Nei giorni successivi è stata tutta una festa: parenti e amici sono venuti a farci visita, con discrezione, e mentre al piano inferiore Stefano intratteneva tutti, si occupava che ci fosse cibo a sufficienza e si prendeva cura di Davide, al piano superiore io e le ostetriche ci prendevamo cura della piccola Bianca e di me stessa. La pratica del Lotus per le prime 48 ore ha facilitato che la piccola avesse un contatto esclusivo con me: nessuno ha osato prenderla in braccio con la placenta ancora attaccata!


Le ostetriche hanno continuato a seguirci quotidianamente sia telefonicamente che di persona per tutta la prima settimana e poi, assicuratesi che tutto andava per il meglio sia per me che per la bimba e che l’allattamento fosse avviato, a malincuore ci siamo salutate…chissà forse ci sarà un’altra occasione…


Ora tutti si complimentano con me per il coraggio, ma non mi sento particolarmente coraggiosa: ho solo ascoltato la mia voce interiore che mi diceva che sarei stata in grado di partorire e non mi sono fatta confondere da coloro che criticavano l’idea di un parto in casa. E ’ stato difficile, ho dovuto tenere nascosto tutto anche alla mia famiglia: non avrebbe capito. Questa per me è stata la parte più difficile, non il travaglio, non il parto, combattere la disinformazione e i pregiudizi di chi si è sentito in dovere di darmi consigli non richiesti, di chi mi ha terrorizzato con la famigerata rottura d ’ utero, un’evenienza comunque rara, il cui rischio è inferiore a quelli connessi con un taglio cesareo. Le mie ostetriche, loro sì che sono coraggiose ad offrire a donne come me una strada alternativa e le ringrazio con tutto il cuore.


Ringrazio Bianca per avermi dato il coraggio di andare avanti e per avermi insegnato che la natura fa il suo corso, ringrazio Stefano per l’appoggio incondizionato, ringrazio Francesca per la fiducia, ringrazio le amiche di Nascere Insieme per gli sforzi che stanno facendo per diffondere la cultura della consapevolezza e ringrazio la mia preziosa consigliera, di cui Bianca porta il nome, senza l’aiuto della quale sarebbe stato sicuramente tutto più difficile.

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